Se potessi avere mille lire al mese”cantava Natalino Otto in una famosa canzone del 1938. Le mille lire dell’epoca erano un sogno, una somma enorme. Ma la denuncia di un ebreo italiano era molto più remunerativa: 5.000 se era un uomo, 3.000 se era una donna, 1.500 se era un bambino. Eppure, a fronte di queste invitanti cifre, nessun abitante di Todi denunciò tutti gli ebrei della famiglia Terracina che, scappati da Roma su un camion nel novembre del 1943, rimasero a Todi fino al giugno 1944.
Questa storia quasi sconosciuta vede i Terracina arrivare di notte, nel freddo dell’inverno 1943, e dormire sotto i voltoni della Piazza. Le coperte furono fornite da cittadini di Todi che, visto l’estremo stato di bisogno, le misero a disposizione volontariamente. Dopo due o tre giorni i Terracina furono ospitati in alcune stanze di fronte al Teatro comunale e poi in case e conventi. Chi ospitò Alberto Terracina (che allora aveva tre anni), suo fratello più grande, Leo, la madre Elvira Piperno e il marito Angelo fu la famiglia del tabaccaio di Piazza, Leopoldo Marri che, d’accordo con la moglie, fece dormire insieme i suoi due figli per dare una camera ai Terracina. Leopoldo Marri e la moglie non rivelarono ai figli l’identità ebraica degli ospiti, vista l’estrema pericolosità di quella notizia. Del resto la signora Enrichetta Marri ricorda che all’epoca lei, poco più che ventenne, non si sarebbe mai azzardata a domandare qualcosa di riservato al padre, a cui, come voleva l’uso dell’epoca, i figli davano del voi. Un altro grande protagonista di questa storia di quasi settant’anni fa è il parroco della chiesa di S. Maria, Don Mario Pericoli, figura molto amata dai todini. Era lui infatti, ricorda Alberto Terracina, che ospitava tutta la famiglia durante il giorno,da dopo la colazione fino alla sera. Che anche il vescovo dell’epoca, Alfonso Maria De Sanctis, sapesse la vera identità degli sfollati si può immaginare se si pensa che i Terracina scapparono dalle ville pontificie bombardate con documenti falsi, fatti preparare dall’allora Monsignor Montini, il futuro Papa Paolo VI. Anche gli antifascisti romani aiutarono i Terracina a scappare da Roma. A Todi altre figure vengono ricordate per il loro generoso aiuto; ad esempio il macellaio che portava la carne per il bambino ammalato di polmonite o il medico, dottor Orsini, che, visitato il piccolo ammalato e constatata la circoncisione, non denunciò il fatto, curando amorevolmente il piccolo paziente. Questa storia, insieme terribile e consolante, è stata ricordata il 27 gennaio 2011, Giorno della Memoria, in due incontri, uno con gli studenti dell’Istituto di Istruzione Superiore Ciuffelli –Einaudi e uno con quelli del Liceo Jacopone da Todi.


                                                                                                                               Emanuela Brunelli

alberto terracina
9/12/2018 12:59:34 am

l' Alberto Terracina menzionato, sono io, vorrei che questo articolo venisse inviato al mio sito. Grazie

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Anna
1/13/2020 09:49:58 am

Ero molto piccola ma ricordo mia madre che,dopo aver chiuso finestre e porte riceveva un signore magrissimo e gli offriva farina in federe bianche e bottiglie di olio chiuse in scatoloni.tutto al buio e con ordine di silenzio.anni dopo mi disse che erano signori ebrei di Perugia. Grazie ai miei genitori.

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carlo zoccoli
6/15/2023 01:56:31 am

eravate a Todi? si ricorda qualche nome di questi ebrei?

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