Con il passare del tempo, la visione dello straniero è cambiata notevolmente. Basti pensare a come veniva visto e accolto molto tempo fa, per esempio ai tempi di Hitler.
Numerose sono le testimonianze che il passato ci ha lasciato e che oggi ci permettono di illustrare la differenza tra le due diverse concezioni di straniero. L’immigrato un tempo era considerato una minaccia, veniva escluso e molto spesso veniva ucciso o costretto ai lavori forzati. Veniva considerato inferiore, a volte era paragonato agli animali o addirittura veniva schiavizzato, questi comportamenti vengono oggi identificati con il termine RAZZISMO.
Oggi, dopo un'evoluzione da questo punto di vista, lo straniero viene accolto, non viene più visto come una minaccia o come un essere inferiore ma viene considerato a tutti gli effetti cittadino del paese ospitante.
Una testimonianza di accoglienza è stata quella della famiglia Marri che ospitò per anni la famiglia perseguitata dei Terracina.


 
Se potessi avere mille lire al mese”cantava Natalino Otto in una famosa canzone del 1938. Le mille lire dell’epoca erano un sogno, una somma enorme. Ma la denuncia di un ebreo italiano era molto più remunerativa: 5.000 se era un uomo, 3.000 se era una donna, 1.500 se era un bambino. Eppure, a fronte di queste invitanti cifre, nessun abitante di Todi denunciò tutti gli ebrei della famiglia Terracina che, scappati da Roma su un camion nel novembre del 1943, rimasero a Todi fino al giugno 1944.
Questa storia quasi sconosciuta vede i Terracina arrivare di notte, nel freddo dell’inverno 1943, e dormire sotto i voltoni della Piazza. Le coperte furono fornite da cittadini di Todi che, visto l’estremo stato di bisogno, le misero a disposizione volontariamente. Dopo due o tre giorni i Terracina furono ospitati in alcune stanze di fronte al Teatro comunale e poi in case e conventi. Chi ospitò Alberto Terracina (che allora aveva tre anni), suo fratello più grande, Leo, la madre Elvira Piperno e il marito Angelo fu la famiglia del tabaccaio di Piazza, Leopoldo Marri che, d’accordo con la moglie, fece dormire insieme i suoi due figli per dare una camera ai Terracina. Leopoldo Marri e la moglie non rivelarono ai figli l’identità ebraica degli ospiti, vista l’estrema pericolosità di quella notizia. Del resto la signora Enrichetta Marri ricorda che all’epoca lei, poco più che ventenne, non si sarebbe mai azzardata a domandare qualcosa di riservato al padre, a cui, come voleva l’uso dell’epoca, i figli davano del voi. Un altro grande protagonista di questa storia di quasi settant’anni fa è il parroco della chiesa di S. Maria, Don Mario Pericoli, figura molto amata dai todini. Era lui infatti, ricorda Alberto Terracina, che ospitava tutta la famiglia durante il giorno,da dopo la colazione fino alla sera. Che anche il vescovo dell’epoca, Alfonso Maria De Sanctis, sapesse la vera identità degli sfollati si può immaginare se si pensa che i Terracina scapparono dalle ville pontificie bombardate con documenti falsi, fatti preparare dall’allora Monsignor Montini, il futuro Papa Paolo VI. Anche gli antifascisti romani aiutarono i Terracina a scappare da Roma. A Todi altre figure vengono ricordate per il loro generoso aiuto; ad esempio il macellaio che portava la carne per il bambino ammalato di polmonite o il medico, dottor Orsini, che, visitato il piccolo ammalato e constatata la circoncisione, non denunciò il fatto, curando amorevolmente il piccolo paziente. Questa storia, insieme terribile e consolante, è stata ricordata il 27 gennaio 2011, Giorno della Memoria, in due incontri, uno con gli studenti dell’Istituto di Istruzione Superiore Ciuffelli –Einaudi e uno con quelli del Liceo Jacopone da Todi.


                                                                                                                               Emanuela Brunelli

 
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Se nel nostro paese vivono persone che appartengono ad altre etnie, a
costoro non deve essere impedito il modo di vivere e di pensare secondo
loro, anche se non condivisibili da parte nostra. Pur essendo stranieri
meritano rispetto e anzi possono costituire un’occasione per costruire in noi un Habitus cioè un “comportamento mentale” capace di allargare la visione del mondo. Chi è straniero non è un nemico, ma può diventare un ospite gradito e perché no anche utile, se lo aiutiamo senza pregiudizi ad integrarsi. La diversità dello straniero non deve metterci paura, ma deve prepararci ad accogliere usi e costumi diversi dai nostri... Ciò che è molto importante è il confronto con chi riteniamo diverso da noi, perché solo da esso scaturisce il rispetto reciproco e la disponibilità verso l’altro. Permettere a chi pensa in modo diverso da noi, di esprimersi liberamente va anche oltre il semplice rispetto: le differenze vanno accettate e rappresentano anche un valore da difendere. Gli stranieri che oggi lavorano nel nostro paese sono tanti e spesso non vengono accettati, addirittura danno luogo a comportamenti e reazioni di intolleranza che certo sono da condannare. Gli stranieri vengono a lavorare nel nostro paese per migliorare la loro condizione di vita e a volte per sfuggire alla guerra così frequente in molte regioni del mondo; anche i nostri nonni e bisnonni hanno fatto così in passato, perciò uno straniero che si comporta bene e dimostra di essere una persona volenterosa e in grado di impegnarsi per costruirsi una vita migliore deve trovare nel paese che l’accoglie tutte le condizioni per viverci dignitosamente. 
Certo gli stranieri che non rispettano le leggi del paese che li accoglie, e sono tanti gli episodi di cronaca nera, non vanno comunque considerati nemici, ma devono essere semplicemente puniti né più e né meno come prevedono le leggi del paese ospitante . Solo quando si accerta che le intenzioni di costoro nel nostro paese sono solo e unicamente quelle di delinquere, allora si può arrivare all’espulsione, secondo quanto prevede appunto la legge in proposito. Certamente la mescolanza e la convivenza tra culture,razze e religioni diverse non è un problema che riguarda soltanto i nostri tempi. Nel passato, ma è meglio dire da sempre l’uomo non è mai rimasto a vivere fisso in un posto, ma si è spostato spinto dalle ragioni più varie, da quelle economiche a quelle politiche e sociali. E’ interessante a tal proposito conoscere come si siano comportati altri popoli nel passato, in particolare i greci e i romani, nei confronti dello straniero.


                              GIVE PEACE A CHANCE
                                        "ALL WE ARE SAYING IS GIVE PEACE A CHANCE"
                                                                                                       JOHN LENNON